Omelia (08-03-2009) |
Paolo Curtaz |
Tabor. Su quella collina, di una bellezza selvaggia, che possiede una forza misteriosa, Gesù ha voluto portare i suoi a contemplare il suo vero volto. Il cammino del deserto quaresimale ha un solo obiettivo: farci contemplare, liberi, infine, l'immensa bellezza di Dio. Nella solitudine e nella preghiera, Dio si è mostrato in tutta la sua seducente bellezza, perché soprattutto nell'interiorità Dio svela il suo volto. Ed è stato stupore, gioia, ebbrezza: Gesù che parla con Mosè ed Elia (la Legge e i Profeti) a confermare la sua messianicità, la nube, ricordo della nube primordiale che aleggiava sulle acque della creazione, il timore che prende Pietro e gli altri, perché di fronte alla maestosità di Dio la nostra arroganza e saccenza svaniscono. Infine, l'affermazione ingenua e divertente di Pietro: è bello per noi restare qui, Maestro. Abbiamo urgente, assoluto bisogno di recuperare il senso del bello nella nostra vita. La bellezza risulta essere una straordinaria forza che ci attira verso Dio, che in sé è armonia, pienezza, verità. Quante volte mi viene da dire, a chi mi chiede della fede: è bello credere. È bello e svela in me e negli altri l'intima e nascosta bellezza che lega le persone, gli avvenimenti, le emozioni. Quanti uomini e donne, nella storia, si sono avvicinati alla fede perché attratti dalla bellezza del Cristo, dalla sua ineguagliata umanità, dalla sua profonda tenerezza, dalla sua stupefacente maturità. Sì: è bello essere qui, Signore, è bello essere tuoi discepoli. |