Omelia (14-03-2009)
Paolo Curtaz


Tutti conosciamo la parabola di Luca, tutti sappiamo la storia del Figlio prodigo (ma non erano due i figli? Sarà che il secondo ci assomiglia...). Bene: ora smettetela di guardare questi due idioti, così simili a noi. Piccoli e meschini, come noi. E guardate al Padre, per favore. Io vedo un Padre che lascia andare il figlio anche se sa che si farà del male (l'avreste lasciato andare?). Vedo un Padre che scruta l'orizzonte ogni giorno. Vedo un Padre che non rinfaccia né chiede ragione dei soldi spesi ("te l'avevo detto io!"), che non accusa, che abbraccia, che smorza le scuse (e non le vuole), che restituisce dignità, che fa festa. Vedo un Padre ingiusto, esagerato, che ama un figlio che gli augurava la morte ("dammi l'eredità!") che vaneggiava nel delirio ("mi spetta!"), un Padre che sa che questo figlio ancora non è guarito dentro ma pazienta e fa già festa. Vedo un Padre che esce a pregare (sic!) lo stizzito fratello maggiore, che tenta di giustificarsi, di spiegare le sue buone ragioni. Ecco: vedo questo Padre che accetta la libertà dei figli, che pazienta, che indica, che stimola. Lo vedo e impallidisco. Dunque: Dio è così? Fino a qui? Così tanto? Sì, amici. Dio è questo e non altro. Dio è così e non diversamente.