Omelia (15-03-2009) |
Paolo Curtaz |
Nel Vangelo di Giovanni la cacciata dei venditori dal Tempio è posta all'inizio del ministero pubblico del Nazareno, dato più teologico che storico: è più verosimile che questo episodio sia avvenuto al culmine del ministero di Gesù, quand'era ormai un profeta riconosciuto e contestato. Esiste un modo di avvicinarsi a Dio che ha a che fare più col mercanteggiare che con la fede. Era del tutto naturale e utile il fatto che nel cortile del Tempio ci fossero dei venditori e dei cambiavalute per aiutare i pellegrini che provenivano da lontano. Un servizio utile, forse di dubbio gusto ma indispensabile. Perché Gesù se la prende tanto con i mercanti del Tempio? Ciò che Gesù contesta radicalmente è la visione soggiacente a questo mercanteggiare: voler comprare dei favori da Dio. Offrire un olocausto, gesto che in origine significava riconoscere la predominanza di Dio su ogni vita, poteva diventare una specie di contratto, di corruzione di pubblico ufficiale: cerco di convincere Dio ad ascoltarmi, gli offro qualcosa che lo possa piegare alla mia volontà. Anche oggi succede così: partecipiamo a Messe noiosissime, facciamo qualche offerta, pratichiamo faticosamente qualche fioretto con la segreta speranza che Dio possa ascoltarci. È sempre così distratto, Dio, che si sia dimenticato di me? Non è ad un despota da corrompere, né ad un potente lunatico che ci rivolgiamo nella preghiera, ma al Dio di Gesù, che sa di cosa hanno bisogno i propri figli! La prima purificazione da fare, è quella di convertire il nostro cuore al Dio di Gesù. |