Omelia (16-03-2009)
Paolo Curtaz


Gesù è molto conosciuto e amato. Fino a quando dice delle cose che ci piacciono, che condividiamo, che ci accarezzano. Ma quando la sua parola sferza, quando ci provoca, quando ci invita a dare di più, ecco che, improvvisamente, ci viene voglia di buttarlo giù dal precipizio. Il nostro mondo prende del vangelo ciò che gli garba, trascurando ciò che lo giudica. E così, spesso facciamo anche noi, e la Chiesa. I concittadini di Gesù non sopportano che questi rinfacci la loro incredulità, non accettano la lettura della Parola che dice che spesso è più ascoltato uno straniero che un concittadino. Gesù è scandaloso nel suo credersi un profeta lui, figlio del carpentiere. E la gente glielo fa notare. Che diamine! Tutti noi ci facciamo una certa idea del Messia, che Dio si adegui, per cortesia! No, amici, Gesù si nasconde, ancora oggi, dietro al volto abituale del collega d'ufficio, dietro alla voce consueta del famigliare. Spalanchiamo lo sguardo interiore, all'inizio di questa settimana, per riconoscere i profeti in mezzo a noi. E, come san Paolo, sopportiamo pazientemente le incomprensioni che ci derivano proprio dalle persone che condividono con noi la fede...