Omelia (22-03-2009)
Paolo Curtaz


Accennando all'oscuro episodio in cui gli israeliti morsicati dai serpenti guarivano guardando un serpente di bronzo innalzato su un palo, Gesù sa che l'ultimo segno - la croce - potrebbe diventare la definitiva testimonianza dell'amore di Dio per noi.

Non dubitarne, amico, Dio ti ama fino a morirne, Dio ti è vicino fino ad abbracciarti e desidera il tuo bene più di quanto tu stesso lo desideri... Gesù è morto per svelarci questa verità, come dubitarne? La nostra vita consiste, allora, nello scoprire la strada, nel percorrere la luce che Dio ci indica, nell'accogliere il destino di bene che Dio prepara per ciascuno di noi. La croce che ormai si staglia all'orizzonte del nostro percorso quaresimale, non è un raccapricciante strumento di tortura che suscita devozione, ma la misura dell'amore di Dio; Gesù dice di essere disposto a morire e osteso, pur di svelarci il vero volto di un Dio che spinge dalla mia parte, che desidera il mio bene. Per scoprire questo sentiero di luce, ci dice il Maestro, dobbiamo fare la verità dentro noi stessi, cercarla, questa verità, e viverla con semplicità. Non è facile essere cristiani, né diventare uomini: il Signore ci incoraggia e ci sostiene in questo cammino ricordandoci, come dice san Paolo, che la salvezza è gratis, che non è da conquistare o da meritare ma da accogliere e da vivere con gioia. Fissiamo anche noi lo sguardo su colui che sarà innalzato e che ci manifesta la misura incolmabile dell'amore di Dio.