Omelia (24-03-2009) |
Paolo Curtaz |
«Vuoi guarire?». Gesù rivolge la domanda ad un uomo che da sempre è abituato a mendicare e ad essere disprezzato. La mentalità popolare considerava gli ammalati come dei puniti da Dio e, perciò, non ne provava pena e compassione, ma disprezzo e sopportazione. «Vuoi guarire?». Gesù sa che riprendere a camminare significa, per il paralitico, cambiare mentalità, prendere in mano il proprio destino, cambiare completamente la propria vita. E Gesù, rispettosamente, lo invita a riflettere. Quante volte ho incontrato persone che sono venute a parlarmi lamentandosi di situazioni che, in realtà, non avevano alcuna intenzione di cambiare! È paradossale ma è così: a volte preferiamo una brutta certezza ad un ipotetico bene. Gesù (e, ora, la psicologia), sanno che per guarire bisogna volerlo. Quante volte preghiamo il Signore di fare dei cambiamenti che noi stessi, in fondo, non desideriamo! Dio ci salva solo se collaboriamo, solo se lo vogliamo, ci tratta da adulti, ci restituisce dignità. Animo, cercatori di Dio, quando chiediamo a Dio un favore, stiamo attenti perché l'unico rischio della preghiera è che Dio la esaudisca! (Ma mai come ci immaginiamo...) |