Omelia (01-04-2009)
Paolo Curtaz


Gesù invita i giudei diventati suoi discepoli a restare fedeli alle sue parole. Ascoltare le sue parole, farle proprie, interiorizzarle e viverle ci portano ad essere discepoli di Gesù, a conoscere la verità (su noi stessi, su Dio) e a diventare liberi. Liberi dal peccato, liberi per amare, liberi di scegliere di essere discepoli. Gesù ha le idee chiare, non ha paura di manifestare il suo progetto, la sua prospettiva. Il suo messaggio è essenziale: siamo invitati anche noi a non confondere le parole con la Parola, a distinguere, anche e soprattutto nella Chiesa di Dio, l'essenziale dalle cose che ne conseguono. Quanto è bello poter immaginare di crescere in una libertà interiore sana e salda, per potere orientare la nostra vita, al di là e al di dentro degli eventi, alla sequela del Maestro Gesù! Eppure, ed è la prima volta che lo noto, la reazione dei suoi discepoli (!) è stizzita: loro non sono schiavi, sono figli di Abramo, non hanno bisogno di un altro padre... Dietro la loro fede si nasconde, in realtà, un attaccamento alle proprie radici, alla propria identità culturale, non accettano di mettersi veramente in discussione. Sono solo discepoli a parole, non nei fatti. Sono discepoli che si devono ancora convertire. Come noi.