Omelia (06-04-2009)
Paolo Curtaz


Tutto si tinge di serena mestizia all'inizio della più grande delle settimane. Ora per ora, ripercorriamo l'ultimo scorcio di vita del Maestro Gesù. Ci immaginiamo l'odore forte degli ulivi, in quell'inizio di aprile, la luce abbagliante di Gerusalemme, la folla che sale verso il Tempio splendido e adorno di ogni meraviglia. Facciamo nostro lo sguardo del Rabbì. E le sue emozioni. A pochi giorni dalla cena, Giovanni ci parla del gesto dell'unzione, che attribuisce a Maria di Betania, la msitica che ascolta la Parola, che si è scelta la aprte migliore. Profumo di nardo, il suo, gesto inutile, spreco immane, sottolinea Giuda. È vero, dice Gesù, è uno spreco quello di Maria, ma invita Giuda a prendere i poveri con sé, non a far loro l'elemosina. E noi, amici, quale profumo di nardo possiamo offrire al Maestro? Quale gesto all'apparenza inutile sapremo offrire al Signore? Un quarto d'ora di adorazione, un mazzo di fiori a nostra madre, un'ora di gioco con i nostri figli? Così, gratis, senza calcolo, per tentare di imitare il gesto immenso e sconcertante di un Dio che, senza condizioni, muore per amore. Prepariamoci, amici, saliamo a Gerusalemme.