Omelia (08-04-2009) |
Paolo Curtaz |
La versione del tradimento di Giuda in Matteo è stringata e dolente, ben diversa da quella magnificamente teologica che abbiamo letto ieri. Eppure c'è un particolare che non mi lascia sereno. Perché mai Giuda chiede a Gesù se è lui il traditore? Forse Giuda non vive il suo gesto come tradimento, forse quest'annotazione indica una volontà che non è quella becera del tradimento. Forse, chissà, Giuda si è reso conto della gravità della situazione e ha voluto organizzare un incontro fra Gesù e il Sinedrio. Tant'è, Giuda chiede conferma del suo tradimento e Gesù, inaspettatamente, gli risponde: tu l'hai detto. Risposta sconcertante, che Gesù darà anche al Sommo sacerdote ("Sei tu il figlio di Dio?") e a Cesare ("Tu sei re?"). Gesù non si sostituisce a noi, non giudica al nostro posto, ci crede capaci di scegliere. Dio è discreto, non si impone, non è evidente, ci lascia la capacità di orientare le nostre decisioni. Giuda non è perso, sceglie di esserlo, non è un traditore, lo diventa. Chiediamo al Signore la luce del cuore per prendere sempre le decisioni che ci permettono di vivere in piena coscienza la nostra vita e la nostra fede... |