Omelia (12-04-2009) |
Paolo Curtaz |
Correte, correte! Correte a vedere il miracolo, la tomba vuota, i segni dell'assenza del Maestro! correte, perché la fede è dinamica, veloce, perché l'amore mette le ali. Correte! Pietro e Giovanni corrono al sepolcro. Una corsa affannosa, mentre Gerusalemme è ancora avvolta nel sonno, e il sole, il bellissimo sole di Gerusalemme ha cominciato a scaldare le pietre color ocra con cui sono costruite le abitazioni e le mura che avvolgono la città. Ma, sapete, l'età (Pietro è sicuramente più vecchio di Giovanni) e la teologia (Pietro, l'autorità, il ruolo, deve sempre star dietro a Giovanni, l'amore e la creatività) fanno arrivare sì che Giovanni giunga per primo al sepolcro, e aspettare poi aspetti Pietro che arriva ansimando, senza fiato. È questa l'esperienza della Chiesa: correre al sepolcro e sapersi aspettare gli uni gli altri. Abbiamo ritmi diversi, siamo splendidamente diversi, amici. La Chiesa non è né la compagnia dei bravi ragazzi, né il club delle anime devote. La Chiesa è lunga e larga e profonda, fatta di persone diverse, di discepoli diversi. La diversità è suo patrimonio irrinunciabile, come Gesù ci testimonia nell'improbabile scelta degli apostoli. La Chiesa esiste solo per vivere e annunciare che il Signore è risorto. Esplodiamo di luce, amici, gridiamolo forte: la morte, ogni morte, non è il capolinea della nostra vita! |