Omelia (14-04-2009) |
Paolo Curtaz |
«Perché piangi?». La domanda, stupita, che il Risorto fa a Maria di Magdala riassume tutta la sconcertante novità della resurrezione. Perché piangiamo, amici? Qual è l'origine del nostro dolore, delle nostre lacrime? Per Maria è un lutto improvviso, il crollo di un sogno, l'assenza dell'amato, la violenza subita da una persona preziosa. Maria è tutta rannicchiata nel suo dolore, talmente stordita da non accorgersi che, invece, il Signore Gesù è presente, è lì accanto. Per uscire dal suo torpore Maria dev'essere chiamata per nome, quel nome che, in Israele, indica la totalità della persona. Maria si accorge che la persona che gli sta di fronte, scambiato per il giardiniere, è colui che la conosce nel profondo. L'unico che lo sa fare è il Signore Gesù. Superare il dolore non è facile, ma è indispensabile, urgente, necessario. Non c'è che un modo per superare il dolore: non amarlo. «Perché piangi?»: non c'è ragione, amici, per dimorare nel dolore, possiamo abbandonarlo, fare un passo oltre, girarci verso il Cristo e sentire la sua voce che ci chiama per nome. Egli conosce ogni nostra fatica, ogni nostro dolore. Dio non ci evita il dolore, né lo toglie quando ci giunge, inatteso e indesiderato. Ci fa sperimentare il suo amore, amore che ci permette di affrontare ogni oscurità. |