Omelia (27-04-2009)
Paolo Curtaz


Gesù è fuggito dalla folla che lo vuole proclamare re. Bella forza: ha appena saziato migliaia di persone gratis, tutti voterebbero un governo che, invece di imporre delle tasse, regalasse dei bei soldi a tutti! Gesù è profondamente turbato: quello che doveva essere il miracolo della svolta, della proclamazione definitiva dell'avvento del Regno, della proclamazione della nuova logica di Dio, la condivisione, si è rivelato una vera e proprio catastrofe. La gente cerca Gesù per il pane, non più per la Parola. Sì, certo, Signore, dicci pure delle belle cose, ma facci vincere al Superenalotto! Inizia un lungo dibattito che sfocerà in dramma: Gesù invita i suoi uditori, e noi, a cercare un altro tipo di pane, un pane che sazia il cuore, non il ventre. E la folla chiede: cosa dobbiamo fare per avere questo pane? Gesù replica: non "fare" ma "credere". Ciò che sazia il nostro cuore non sono le opere, le cose da fare, anche le buone azioni e le pie devozioni, ma la fede messa in gioco, il "credere". Non si riconosce un discepolo dalle ore che dedica alla preghiera o al volontariato, ma da quanto creda o meno nella presenza del Regno e nel vero volto di Dio, quello che Gesù risorto è venuto a rivelare. Da quel "credere" nasce l'agire, da quel credere nasce il fare.