Omelia (28-04-2009)
Paolo Curtaz


La moltiplicazione dei pani e dei pesci è il peggior miracolo di Gesù. La folla ha capito l'esatto contrario di ciò che egli voleva dire. Gesù dice: condividete quel poco che avete, mettetevi in gioco, come ha saputo fare questo ragazzo. La folla ha capito: ecco un Dio che ci sfama gratis. Gesù fugge, turbato, e accusa la folla che lo raggiunge, di cercarlo solo per pancia piena. Quante volte anche noi cerchiamo Dio solo perché accontenti le nostre richieste, esaudisca le nostre preghiere! Gesù obietta: cercate un altro cibo che sazi l'anima, credete in me. E la folla chiede un segno per potergli credere. Un segno! Non sono bastate cinquemila persone saziate alla nausea? Non sono bastate le dodici ceste avanzate a gente che non mangiava da due giorni e che si è riempita le tasche di cibo finché ha potuto? No, ovvio. Abbiamo sempre bisogno di segni, sfidiamo continuamente Dio perché ci convinca, poniamo sempre delle condizioni a Dio, al solito. Quando capiremo che credere significa fidarsi? E fidarsi significa offrire ragionevolmente il proprio assenso a qualcuno che si è meritato fiducia? Noi crediamo nel Maestro Gesù, nelle sue parole, proprio perché è ragionevole fidarsi di lui. Chiedere continuamente segni non significa, forse, non fidarsi?