Omelia (30-04-2009) |
Paolo Curtaz |
Gesù, durante il discorso che segue la moltiplicazione dei pani e dei pesci nel vangelo di Giovanni, discorso pieno di incomprensione e di teologia, parla di un pane "altro" capace di saziare la fame di senso e di bene che portiamo avvitata nel cuore. E parlando di questo pane, lentamente, comincia a delinearsi la figura di un nuovo pane del cammino, un pane che avrà la forza della manna, ma pieno di una nuova presenza, quella del Signore Gesù. Giovanni e i discepoli del Signore hanno chiaramente visto in queste parole un'allusione diretta all'istituzione dell'eucarestia, il pane di Dio. Gesù dice che chi crede ha la vita eterna. Non "avrà", ma "ha". Credere nel Dio che egli è venuto a raccontare e credere in lui, Gesù, ci porta a fare un'esperienza totalizzante di bene, ci conduce alla pienezza della vita. Per il credente l'eternità è già cominciata, non è un ipotetico "dopo" da conquistare, ma un "oggi" da scoprire e da vivere. La fede ci incarna totalmente nella vita e ci permette di viverla in pienezza, senza compromessi, senza cedimenti. Chiediamo al Signore di darci il pane della sua parola, del suo insegnamento, della sua presenza, per fare sin d'ora l'esperienza di totalità e di luce che solo chi scopre Dio puà fare... |