Omelia (15-05-2009) |
Paolo Curtaz |
«Amatevi». Questo è il comandamento che il Signore ci ha lasciato. Non ha detto: «Amatemi. adoratemi», come hanno fatto i dittatori di tutti i tempi. Non coltiva il culto della propria personalità, il Signore, desidera solo che i suoi discepoli imparino ad amare e a donare la propria vita come egli ha fatto. Siamo riconosciuti dall'amore che abbiamo gli uni per gli altri, siamo credibili solo se sappiamo amare di un amore libero e liberante, adulto e consapevole. Amiamoci: nel rispetto delle diversità, nelle diverse opinioni e nei diversi caratteri. Amiamoci perché immensamente amati dal Signore, perché colmati dal suo amore e dalla sua tenerezza. Amiamoci nella concretezza delle scelte parrocchiali, nel perdono e nella sopportazione, nella larghezza delle vedute e nella passione con cui parliamo di vangelo alle persone. La prima comunità di Gerusalemme ha mediato e Paolo e Barnaba, rasserenati, possono tornare ad Antiochia investiti di un'autorevolezza riconosciuta dalla Chiesa. E i discepoli si rallegrano per l'incoraggiamento ricevuto dagli apostoli, che vanno oltre le proprie convinzioni personali e guardano al bene di questi nuovi fratelli provenienti dai pagani. Che bel modo di amare! |