Omelia (24-05-2009) |
Paolo Curtaz |
La festa dell'Ascensione è la festa della presenza eterna di Cristo in mezzo a noi per sempre! Per essere definitivamente presente Gesù aveva bisogno di non avere più limiti di tempo, di spazio. Eterno egli dimora in seno al Padre e in questa eternità ha un corpo di uomo. Se Gesù è asceso al Padre, se dimora in Lui, è raggiungibile per sempre da ciascuno di noi qui e ora, può essere qui e adesso, comunque e dovunque perché non ha più il tempo che lo limita, lo spazio che lo inghiotte. Oggi celebriamo la festa della moltiplicazione e della estensione dell'amore di Cristo. Ognuno di noi può dire, nella fede, a ragione: io ho incontrato Cristo. Lo stesso Cristo che ha camminato con i piedi impolverati duemila anni fa, lo stesso Cristo riconosciuto presente nella comunità primitiva. Ora in Dio c'è un uomo. In questa pienezza di assoluto che non riusciamo a raffigurare c'è il volto ben definito di un uomo: Gesù di Nazareth. Non vi sentite più a vostro agio? Lo sguardo di Dio è lo sguardo penetrante e tenero di un uomo straordinario come era Gesù di Nazareth. Dio conosce l'esperienza umana e l'ha redenta e innalzata. Anche noi siamo "ascesi". Che significa essere "ascesi" con Cristo? Significa anzitutto seguire l'invito di Gesù a predicare il Vangelo fino ai confini della terra. Gesù è presente per sempre in mezzo a noi, a noi, ora, di riconoscerlo presente nel mondo. |