Omelia (27-05-2009)
Paolo Curtaz


Esiste un sottile equilibrio, per i discepoli, fra il mondo e la fede. Il mondo, cioè la realtà in cui siamo nati, la nostra quotidianità, le cose create, è l'unico luogo in cui possiamo incontrare Dio. In san Giovanni, spesso, la parola "mondo" è usata in senso negativo: il mondo non riconosce il Verbo di Dio, respinge la notizia del vangelo. Nella storia della Chiesa si è assistito ad una specie di svalutazione del mondo, come se il mondo, in sé, fosse una cosa negativa. Gesù, invece, ha un approccio molto diverso: Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio unigenito. Il mondo è una realtà da amare, come Dio ha amato, ma senza ingenuità. Ci sono delle logiche "mondane", istintive, che contrastano con la novità del vangelo: è bene esserne consapevoli! Il cristiano, quindi, si trova a vivere in questa curiosa situazione: appartiene al mondo e tutte le contraddizioni del mondo lo abitano, eppure vive in maniera diversa, perché il vangelo ha cambiato il suo modo di vedere le cose. È struggente la scena dell'addio agli anziani di Mileto in cui compare un umanissimo e turbato san Paolo: i sentimenti autenticamente umani ci innestano nella tenerezza infinita del Padre...