Omelia (29-05-2009) |
Paolo Curtaz |
"Alcune questioni inerenti la loro particolare religione e riguardanti un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere ancora in vita": eccola qui la ragione essenziale della nostra fede. Noi continuiamo a proclamare che quel tale Gesù, vissuto duemila anni fa, perso nelle nebbie della storia, è vivo e presente in mezzo a noi. Quante volte si è cercato di smontare il cristianesimo proprio a partire dal suo cuore: un certo Gesù, morto, che sosteniamo essere ancora in vita! Paolo verrà inviato a Roma per essere processato a causa di questa convinzione, il centro dell'annuncio, l'inizio di tutto! Nel vangelo Pietro incontra il suo Maestro, risorto. Il suo cuore è pieno di tristezza, nonostante la presenza di Gesù: Pietro è troppo ferito dalla sua debolezza, deluso dal suo atteggiamento, ripiegato su se stesso per gioire della presenza del Signore. E Gesù, ancora una volta, gli si fa vicino e lo invita ad amare. Non come Pietro sognava di fare, da eroe, da martire, ma nella concretezza del suo limite, di amarlo come riesce, con tutte le sue forze, non in maniera perfetta. Oggi, amici, amiamo Dio e i fratelli come riusciamo, senza illuderci di essere dei santi e senza restare schiacciati dal peso dei nostri limiti... |