Omelia (02-06-2009) |
Paolo Curtaz |
Si cerca una scusa per mettere in difficoltà il Signore, allora come oggi. Gli si tende tranelli, lo si sottopone a giudizio, sempre. Dio è il grande inquisito della nostra modernità, il grande accusato, il bersaglio di un'umanità che biasima Dio per la sua inefficienza e, così facendo, si lava le mani dai propri crimini. Pagare o no il tributo a Cesare? Collaborare con l'invasore? Gesù non può ammetterlo. Rifiutarsi? E, così, diventare capo di un movimento di insurrezione. No, Gesù non vuole essere tirato per la giacchetta (come spesso accade!) da una o dall'altra parte. E, così, libero, adulto, maturo, li mette in difficoltà: chiede ai propri accusatori una moneta dell'odiato imperatore. E loro, con disarmante semplicità, la estraggono dalle proprie tasche: sono ribelli nelle parole, avidi nel portafoglio. E Gesù commenta: Dio, Cesare, ognuno ha un suo ruolo. Mai prendere Cesare per Dio. Mai ridurre Dio a un qualunque Cesare della storia! Difficile equilibrio da mantenere, per noi discepoli del risorto, sempre tentati di fuggire il mondo o di plasmarlo a nostra immagine. Gesù osa, alza il tiro: il mondo ha una sua logica, una sua autonomia, una dignità che gli proviene dall'essere creato. Rispettiamola. |