Omelia (02-11-2010)
don Roberto Seregni
Vivere da vivi

Dalle mie parti continua a piovere. Ieri, nella visita al campo santo, ho visto molte lacrime mischiate alla pioggia. La terra dei cimiteri è una terra salata, irrigate di lacrime e di speranza. E' una terra che custodisce la certezza che la morte non è l'ultima parola, ma un punto messo al penultimo capitolo. C'è una pagina ancora. Quella definitiva. Non solo la fine, ma il fine.
Per noi cristiani, discepoli del Dio vivente, non esiste la fine, ma solo il fine che è il Cristo Risorto.
La liturgia di oggi ci invita a metterci davanti alla morte, quella dei nostri cari, ma pure la nostra. Le celebrazioni di questi giorni sono per i nostri cari che ci hanno preceduti nella giardino del Padre, ma è fondamentale ricordarsi che al centro delle celebrazioni di oggi non c'è la morte.
Il centro di questo giorno è la certezza della resurrezione di Cristo.
Ieri una cara amica mi ha scritto nell'imminenza di un suo viaggio in Terra Santa. Gli ho chiesto di ricordarmi nella sua preghiera e in modo particolare davanti al Santo Sepolcro. Lei è rimasta stupita da questo desiderio e mi ha chiesto il perché. Semplice, ho risposto io, perché è vuoto.
Gesù ha lasciato vuoto il sepolcro, ha svuotato tutte le nostre paure, ha svuotato le angosce del nulla e del non senso della morte.
Il sepolcro di Gesù è vuoto, la vita nuova donata da Dio è più forte della morte.

In questo giorno, nella nostra visita ai luoghi della memoria, mettiamo al centro la resurrezione di Gesù. Abbandoniamo la preoccupazione della morte e lasciamoci invece pungolare dall'unica vera preoccupazione che un cristiano dovrebbe avere: quella da vivere da morto, senza amore, senza passione, senza inseguire i sogni di Dio.

Coraggio cari amici, ripartiamo da qui, da questa parola forte sulla nostra vita che ci invita a vivere da vivi.


Buona settimana
Don Roberto