Omelia (24-06-2009)
Paolo Curtaz


Giovanni è l'unico santo di cui celebriamo la nascita e a morte, tanto è importante il suo ministero per il Regno. Gesù stesso dirà che egli è il più grande tra gli uomini. Gioiamo e benediciamo Dio per il dono dei persone così straordinarie!

Giovanni il rude asceta del deserto, Giovanni il tagliente predicatore, Giovanni che è disposto a morire per mantenere fede alla sua missione di verità, Giovanni che prepara e dispone il popolo all'accoglienza del Messia ma che, teneramente, resta lui per primo spiazzato dall'originalità di questo Messia... D'altronde, come biasimare Giovanni? È il più grande dei profeti ma anche il più sfortunato: invita a conversione, grida e minaccia, indica un Messia vendicativo, con l'ascia pronta a tagliare l'albero che non produce frutto, e poi arriva Gesù, che invece di abbattere accarezza e pota l'albero per fargli portare più frutto! Ci impressiona il fatto che Giovanni sia spiazzato dall'inattesa tenerezza di Dio: anche lui deve arrendersi alla contro-logica del Dio d'Israele. I profeti esistono ancora, sono presenti in mezzo a noi. Uomini e donne che vivono il Vangelo con tale coinvolgente semplicità e convinzione da diventare un segno di conversione per noi tutti. Quella coppia che allarga la propria casa per prendere in affido un bimbo ferito dentro, quel giovane che dedica il pomeriggio a tenere i ragazzi e ad educarli alla vita, quel consacrato che consuma giorni e salute a dare speranza ai disperati... siamo circondati da silenziosi testimoni, da migliaia di profeti che danno testimonianza al Rabbì!