Omelia (02-07-2009)
Paolo Curtaz


Gesù si mette a perdonare i peccati, dove andremo a finire? E senza confessione, senza penitenza, e senza averne l'autorità, dove andremo a finire! I benpensanti di Nazareth, e quelli che ancora oggi sono presenti nelle nostre parrocchie, sono basiti dalla manica larga di Gesù, turbati, scossi. Il paralitico è tale perché ha peccato, lo sanno tutti, Dio, giustamente, castiga i peccati degli uomini mandandogli un sacco di accidenti, come osa, Gesù, smentire questa diceria? Gesù restituisce dignità al paralitico, cresciuto a pane e sensi di colpa, lo riempie di speranza, di tenerezza, di accoglienza. Non è un maledetto, è un prediletto. Non è più il tempo, questo, in cui i malati e i perdenti si sentono abbandonati da tutti, anzitutto dal Dio che sta dalla parte dei giusti e degli integerrimi. Dio non pensa cose malvagie riguardo al paralitico. Ha sbagliato, come tutti, ha un'ombra, come tutti, ma non è questa la causa della sua ferita lacerante, né della sua malattia. È la ferocia e l'odio degli altri, il giudizio e la sua insicurezza ad averlo tagliato fuori da tutto. Fuorché da Dio. Ogni colpa, ogni peccato, ogni paralisi del corpo e dell'anima sono, semplicemente, guariti: il Regno, ora, è presente.