Omelia (06-07-2009)
Paolo Curtaz


Da dodici anni l'emorroissa soffre di perdite di sangue. Dodici, come il numero dei mesi dell'anno, come le tribù d'Israele; dodici: il numero della totalità, della perfezione. Il suo è un dolore assoluto, perfetto. Una donna mestruata, in Israele, era considerata impura, e impuro diventava chi la toccava, l'emorroissa vive da dodici anni nella solitudine più assoluta, senza parenti, senza un carezza, senza un amore. Un dolore assoluto, totale, perfetto. E trasgredisce alla Legge, e tocca il Nazareno. E avviene. Gesù non contrae l'impurità, è la donna che contrae la guarigione, che viene purificata, sanata, rinasce. Da lui esce una potenza, annota nel brano parallelo di Luca, e gli apostoli fanno notare a Gesù che tutti lo toccano, come può pretendere di sapere chi lo ha toccato? Gesù sorride: sa di essere stato toccato in maniera diversa, piena di amore, piena di speranza e di fiducia. Molti lo toccano, una sola gli sfiora il cuore, a questo Cristo di Dio. Anche noi, oggi, sfioriamo almeno il mantello di Gesù, per essere sanati nel profondo, per essere guariti da tutto ciò che ci svuota, ci rende impuri, ci sfianca. Avviciamoci a Lui con quanta più fede possibile, per essere sanati nel profondo...