Omelia (08-07-2009) |
Paolo Curtaz |
I dodici. Quei dodici. Quella lista, asciutta e stringata, racchiude in sé tutta la novità sconcertante portata da Gesù. Non è un cavaliere solitario senza macchia e senza paura, il Nazareno: vuole che i figli dell'uomo lo aiutino a costruire il Regno dove Dio è il padrone. La Chiesa che Dio ha nel cuore, non quella bruttina che portiamo nelle nostre menti, è legata alla logica stringente dell'incarnazione. La Chiesa, per molti, rappresenta un problema, un limite, un ostacolo alla conoscenza di Dio. Non così per Gesù che, nella Chiesa, ha offerto il grande segno dell'amore di Dio agli uomini. Sono dodici discepoli limitati e ottusi come noi, che Gesù ha voluto con sé per imparare ad amare. Hanno misurato (e quanto!) i propri limiti, le proprie fragilità, sono cresciuti, hanno combattuto contro l'uomo vecchio fino alla fine. Ma, se ora stai leggendo queste parole, fratello, sorella, è perché sono stati fedeli a quel mandato di annunciare il Regno nella povertà dei propri mezzi, di annunciare e portare la pace, di dimorare con semplicità nella città degli uomini. Ecco il manifesto della Chiesa, il progetto di ogni comunità parrocchiale, il paradigma di ogni movimento ecclesiale: cerchiamo di viverlo, oggi. |