Omelia (16-11-2003)
padre Gian Franco Scarpitta
Chi la fa' (e chi "è")... l'aspetti.

Non è affatto vero che i fantasmi non esistono. Io stesso ne ho visti parecchi; il terrore che incutevano era indescrivibile e in molte circostanze apportava ansia e angoscia. E l'esperienza capita non di rado anche a non pochi giovani della mia stessa età, come quel mio amico studente di medicina che circa un mese fa' ne ha visti parecchi... E che paura gli incutevano!
Da quanto mi risulta, la visione degli spettri è una caratteristica tutt'altro che rara anche fra le persone di età un po' più rispettabile: parecchie volte mi è successo di incontrare signore terrorizzate dalle apparizioni di fantasmi che si rendevano ossessionanti ora nella misura di uno, ora di tre, quattro... A volte anche schiere intere di spettri burloni e spaventosi. E a loro ho sempre dato ragione, giacché i fantasmi esistono.

Infatti per "fantasma" nella mia impostazione di pensiero si intende in linea generale la paura immotivata di pericoli inesistenti, ma soprattutto il timore che incute una realtà futuribile che ci ossessiona già al presente; in altre parole la paura di quello che potrebbe avvenire in futuro, ma che di fatto non avverrà mai, e che intanto ci ossessiona a tal punto da farci perdere la tranquillità e la necessaria serenità nelle nostre cose; come ad esempio l'angoscia di uno studente che pur avendo preparato con dovizia di particolari la discussione della propria tesi di Laurea immagina che il colloquio si svolgerà con un clamoroso insuccesso, che verrà messo in difficoltà dai docenti ecc. Oppure le paure adolescenziali intorno al proprio avvenire mentre si studia al Liceo, lo sgomento di non trovare in futuro la propria collocazione nel mondo, e altro ancora... Capita a tutti di vedere fantasmi, e per questo il fenomeno non è da reputarsi anomalo; e se abbiamo denunciato il fenomeno non per questo è nostra intenzione additare in negativo coloro che lo subiscono.
Se tuttavia gli spettri esistono, noi possiamo fare in modo che non vengano a disturbarci: la procedura migliore per poterli cacciare via è quella di concentrarci sul presente impegnandoci ciascuno nel proprio ambito con entusiasmo, rettitudine di coscienza, senso di responsabilità, e considerando che il futuro si costruisce poco alla volta a partire dall'oggi. Non mi devo orientare tanto nell'esame universitario e nell'incontro con il professore nel mio impegno da studente, quanto piuttosto considerare la materia di studio nella sua importanza per la mia formazione culturale e per l'utilità che mi potrà arrecare nel domani; non mi deve ossessionare quello che potrebbe avvenire fin quando non avviene, ma è piuttosto quello che ho fra le mani, il presente, l'oggetto della mia attenzione e questo devo coltivare... Specialmente impostando in me stesso pensieri positivi, giacché se si pensa in positivo, in positivo si tenderà ad agire.

Se tali convinzioni hanno valore per la vita di tutti giorni, prescindendo da qualsiasi imperativo etico e religioso, esse assumono molta più rilevanza in fatto di fede, e specialmente riguardo alla liturgia odierna.
Essa infatti descrive uno scenario dalle fattezze apocalittiche che potrebbero incutere timore nell'attesa del ritorno finale del Signore; e di fatto invitano alla vigilanza e all'attenzione, se è vero che noi non sappiamo né il giorno né l'ora del suo arrivo; tuttavia queste pagine sono ben lungi dal voler incutere timore a chicchessia, poiché occorre considerare che Colui che attendiamo è Lo Stesso che è venuto a liberarci dalla schiavitù del peccato attraverso la morte di croce, dopo aver reso ragione delle bellezze del Regno di Dio nella predicazione, nella sollecita premura verso i fratelli più poveri, i bisognosi e gli afflitti, e rendendo testimonianza di servizio e di solidarietà disinteressate. Inoltre, come dirà poi San Paolo, Gesù apporta nel nostro sistema di vita la motivazione per essere allegri e gioire, avendoci egli liberati e riscattati...
Come potrebbe allora il nostro Signore Gesù Cristo pensare anche lontanamente che noi si debba attendere il suo ritorno finale nello sgomento e nella paura? Lui, che tanto ha spasimato per amore dell'umanità, come potrebbe adesso minacciare quest'ultima nel dito severo di previsioni nefaste e scabrose?
Piuttosto, in questo passo del Vangelo Egli ci invita all'impegno entusiastico e fattivo attraverso le dimensioni del vissuto attuale: l'attesa della sua venuta non deve essere una mera e paurosa passività, quanto piuttosto uno zelo costante nell'impegno quotidiano all'insegna della fede, della speranza e della carità, non trascurando lo spirito di entusiasmo e di letizia che lo stesso Cristo ci ha lasciato in eredità. Tanto più che il Signore che ci viene incontro alla fine dei tempi è il medesimo che riscontriamo già presente adesso, attraverso la fede e la speranza in Lui, ed è in base a come lo si incontra adesso che Egli ci si presenterà in futuro...
Certo, chi finora non ha studiato o non si è impegnato nel "fare il suo" con attenzione e diligenza, a ragione paventerà per il suo avvenire, giacché dovrà rendere conto al mondo della sua negligenza... Sarà "bocciato" categoricamente sul libretto e/o sulle sue aspirazioni
E tuttavia non potrà non accorgersi che era stato bocciato già di prima, a ragione della pigrizia e dell'inoperosità che si era procacciato.
Così, chi avrà scelto di non voler incontrare Cristo nella dinamica dell'oggi preferendo a Lui
alternative mondane o illusioni deleterie, al momento finale non potrà che incontrare Cristo da straniero e sconosciuto. Come alle Vergini stolte Lui gli dirà: "In verità ti dico, non ti conosco". Ma chi decide di incontrare il Cristo futuro nelle prerogative dell'oggi attraverso la fede, la speranza e la carità e in tal senso si impegna con entusiasmo e retta intenzione non avrà nulla da temere: l'appuntamento con Lui sarà come l'arrivo alla stazione di un parente che non si vedeva da tanto tempo e con il quale si comunicava solo epistolarmente.

LA PAROLA SI FA' VITA
-Spunti per la riflessione-

--Sono solito considerare che nonostante tutto il tempo è provvisorio e che il Signore verrà alla fine?

--Quali impressioni suscitano in me gli argomenti intorno alla fine del mondo e alla venuta finale del Signore?

-- Mi sforzo di essere vigilante, cioè attento nelle parole, azioni, gesti, che potrebbero offendere il Signore nel prossimo?

-- I miei progetti per il futuro: come reagisco agli scoraggiamenti nella minaccia degli imprevisti in agguato?