Omelia (14-07-2009)
Paolo Curtaz


Corazim, Betsaida, non accolgono la Parola del Maestro, il suo invito a conversione. Talmente certe della propria elezione e della propria salvezza, le città di Israele guardano agli stranieri con sufficienza, ostentano sicurezza, reclamano salvezza assicurata. Come dar loro torto? Da pochi decenni Gerusalemme, col suo nuovo e luccicante tempio, è tornata ad essere la grande città conosciuta sin dai tempi di Salomone. Una ricostituita classe sacerdotale ha rimesso in piedi un'intera nazione: tutto ruota intorno al pellegrinaggio al tempio... Gli inviti alla conversione di questo sconosciuto e marginale falegname di Nazareth non scuotono molto le coscienze. E Gesù, turbato, scuote e profetizza: le pagane città di Tiro e Sidone si sarebbero certamente convertite alla predicazione del Galileo. Guai a noi quando siamo certi della nostra salvezza! Guai, se la nostra Chiesa perde lo smalto della profezia e si adagia sulle proprie conquiste! Guai, se pensiamo di essere esenti da conversione, se guardiamo gli altri dall'alto in basso, convinti di essere, se non migliori, almeno non peggiori di coloro che non credono! Lasciamoci ancora scuotere da questa parola caustica ed efficace!