Omelia (17-07-2009)
Paolo Curtaz


No, Signore, spesso anche noi, come i farisei, non abbiamo capito cosa significa Misericordia voglio e non sacrificio. E ci appelliamo alla legge, alla norma, condanniamo ferocemente il peccato e la trasgressione. Degli altri. E pesiamo con il bilancino le regole, disquisiamo su mille questioni di liturgia e di diritto canonico, e di pastorale. Scordando la misericordia. Tu non hai violato la legge: l'hai portata a compimento, perché sei il Signore del sabato e di ogni altra norma che Dio ha donato all'uomo per renderlo libero, non per farlo diventare un simpatico cagnolino obbediente. La tua libertà, Signore, ci scuote, ci stupisce: conosci la Scrittura, citando Davide che ha osato mangiare i pani del sacerdote, quando stava per morire di fame. Ti chiediamo, Maestro, di essere sufficientemente onesti con noi stessi da osservare con scrupolo la Legge dell'amore. E indulgenti con i fratelli che non la conoscono o non la osservano, senza cadere nel rischio, sempre presente nella fede, del legalismo o del moralismo, ancora così diffusi fra noi credenti. Affinché, davanti ad un peccatore, possiamo metterci nei suoi panni, come tu hai fatto, provando compassione e salvando ogni uomo, peccatore o giusto.