Omelia (19-07-2009)
Paolo Curtaz


La vita ci riempie di stress, ci obbliga a correre come degli ossessi. Ma, se non arriviamo a capire la ragione per cui siamo nati, per cui corriamo, per cui fatichiamo da mattina a sera, corriamo il serio rischio di scoppiare....

Se non troviamo il bandolo della matassa, scoppiamo scappando o tacendo o stordendoci o illudendoci che alla nostra felicità manca qualche decina di cavalli nel motore della nostra auto o qualche ruga in meno. E Gesù vede, se ne accorge, ne prova compassione, tenerezza. La sua non è una tenerezza sdrucciolevole e finta. Il suo è un accorgersi pieno di autentica compassione, di condivisione adulta del sogno e del dolore degli uomini. Gesù conosce il dolore perché è uomo fino in fondo, perché ama davvero questo Dio timido e pieno di esperienza. Gesù vede che i suoi stanno scoppiando, come tanti preti che incontro e che mi fanno segno con la mano di quante parrocchie gli hanno aggiunto come se dovessimo serrare le fila e tappare i buchi invece di costruire comunità, Gesù vede i suoi pieni delle preoccupazioni dei malati che chiedono una guarigione e penso alla mamma stanca di non dormire - tre figli in tre anni - mia vicina di casa; Gesù sa che abbiamo bisogno di dentro, di pace, di luce, di vacanza. Vacanza bella non piena e stupida, non stordente e chiassosa. E ci invita a stare con lui, a prenderci un po' di vacanza stando insieme a lui, l'unico che ci dona senso e pienezza...