Omelia (09-08-2009)
Paolo Curtaz


Gesù, dopo avere moltiplicato il pane, resta turbato dalla reazione della folla che lo vuole fare re. Col suo gesto egli voleva invitare i discepoli a mettersi in gioco, a dare del proprio di fronte ai problemi; la gente ha capito, al contrario, che Dio avrebbe definitivamente risolto le loro difficoltà.

Gesù è tranciante: nessuno ha visto Dio, solo lui. Il Dio in cui credo, che Dio è? Il Dio di Gesù o un Dio che più o meno mi hanno insegnato e che non ho mai preso la briga di verificare per pigrizia? Dopo duemila anni, francamente, sono più le persone che incontro e che hanno una idea approssimativa di Dio che gente che davvero ha conosciuto il Dio di Gesù. Gesù parla di Dio con verità perché lui è la presenza stessa di Dio, perché lui e il Padre sono una cosa sola, fidiamoci, allora, bazzichiamo il Vangelo per conoscere il Dio del Signore e Maestro Gesù. Gesù ci dice che chi crede ha la vita eterna.
Ha la vita eterna, non "avrà". La vita eterna, cioè, non è una specie di liquidazione che accumulo con i miei meriti e di cui potrò godere alla fine della mia vita. La vita eterna è già cominciata, credere significa acquisire uno sguardo nuovo su me, sulle cose, sugli altri, sulla storia. Gesù non vuole la nostra frustrazione, né ci impone una religiosità ombrosa o reazionaria. Gesù offre una vita diversa, vera, giusta, piena di bagliori di luce, solo bisogna fidarsi, far tacere le ultime mormorazioni e obiezioni e arrendersi.