Omelia (12-08-2009)
Paolo Curtaz


Leggo questa pagina e mi intristisco. Gesù parla, nello specifico, della prassi della comunità cristiana riguardante il perdono. Un tema delicato, eppure affrontato con una serenità e una misericordia senza eguali. Che fare se ci accorgiamo che qualcuno, dentro la comunità, sta commettendo un grave errore? Che so, che è nata una storia fra una catechista sposata e un parrocchiano? Gesù fornisce una procedura: prima un amico li avvicina e parla loro in privato. Se non funziona si fa intervenire altri due fratelli. Se non funziona entra in gioco la comunità. Ma così non avviene, purtroppo. Tutti si fanno gli affari propri, con la paura di affrontare un problema: meglio spettegolare (cattolicamente) alle spalle. Che tristezza, amici! Mi viene in mente la splendida regola di san Benedetto in cui si dice che se un monaco è punito dall'abate, questi deve subito incaricare un monaco che, segretamente, curi le ferite per recuperare il fratello alla via del vangelo che liberamente ha scelto. Ciò che Gesù chiede è un coinvolgimento cordiale, il farsi carico, il prendere su di sé una situazione. Impariamo dal Signore a costruire una comunità di fratelli, non di sospettosi sconosciuti che assolvono ad un noioso precetto...