Omelia (17-09-2002) |
Paolo Curtaz |
Commento Luca 7,11-17 Figlio unico di madre vedova: esiste forse una situazione più tragica, un dolore più devastante? Alla fatica del perdere l'amato compagno e di trovarsi nella fragile situazione sociale della vedovanza, a questa donna la morte toglie l'unica risorsa, l'unico figlio. Gesù vede la scena e ne resta turbato, patisce insieme, condivide il dolore e compie il miracolo: il bambino viene restituito alla madre vivo. La compassione di Gesù scuote l'evangelista Luca, la tenerezza del Rabbì, che pure Luca non ha conosciuto, ha cambiato il suo cuore. Dio – dunque – prova dolore per il nostro dolore, dona vita alla nostra morte, si accosta alla bara dei nostri fallimenti e del nostro sconforto, e ridona vita. Perché allora, Signore, troppe volte vediamo vedove non consolate, figli non restituiti, tombe che rinchiudono la speranza degli uomini? E' un mistero che ci opprime e ci rende silenziosi, un dubbio che dobbiamo affrontare con la fede del centurione, certi che il Dio a cui ci rivolgiamo ha compassione e dona vita, anche se non nei tempi e nei modi che pensiamo essere giusti. Ma ci fidiamo, Signore, tu che hai voluto sperimentare la morte, tu che sei stato spazzato via dalla violenza per poter condividere in tutto, eccetto la tenebra del peccato, la nostra condizione di uomini. Tu hai compassione Signore, tu patisci con noi, non come un Dio perfetto e lontano, immutabile e distaccato, ma come il compagno di viaggio coinvolto e compassionevole, che ci invita ad andare oltre, a guardare altrove, a non ragionare solo con categorie umane: esiste una morte più fredda della morte ed è la solitudine e l'abisso del cuore, esiste una vita più gioiosa della vita, ed è lo scoprire il volto di un Dio amico. Oggi, amici, diventiamo testimoni del Maestro che ama la vita, nelle parole, nel sorriso, nella disponibilità, restituiamo soffio a ciò che ormai giace nella rigidezza delle troppe morti che la nostra contemporaneità genera. A ciò che è senza vita, Signore, dona forza e vitalità, a chi è senza speranza, spezzato dal dolore, fa' scoprire il tuo volto compassionevole; a chi chiami tuo discepolo, dona la trasparenza del dare fiducia a chi incontreremo oggi, Dio che ami la vita. |