Omelia (15-08-2009) |
Paolo Curtaz |
Oggi è la festa dell'Assunzione, la storia di una discepola che ha creduto, che insegna a noi, tiepidi credenti, l'ardire di Dio, la follia dell'Assoluto. Questa donna, noi crediamo, dopo la lunga esperienza di una fede abitata dal Mistero, è tornata, prima tra i credenti, al Dio che l'aveva chiamata. L'incontro tra la matura Elisabetta e l'adolescente Maria è un'apoteosi, un fuoco d'artificio. Solo loro sanno, solo loro capiscono, i servi e i famigliari guardano attoniti queste due donne che ridono e si abbracciono e piangono di gioia. Roteano nella polvere, ora, Elisabetta solleva in un abbraccio la piccola Maria: "Come sei cresciuta! Che bella che sei!"; poi la posa, la guarda scuotendo la testa: "Come hai fatto a credere, Maria?". Sì, Maria, anche noi lo ripetiamo, scuotendo la testa: come hai potuto credere che davvero Dio diventasse sguardo e sudore e calore nel tuo ventre? Come hai fatto a credere che il tuo acerbo ventre contenesse l'Assoluto? Beata te che hai creduto Maria. Beati noi, fragili discepoli, che sentiamo l'orgoglio riempirci di lacrime gli occhi e la nostalgia della santità mozzarci in fiato, tu sei figlia della nostra umanità, tu sei il riscatto delle nostre tiepidezze. E Maria canta e danza roteando nella polvere. Allora è tutto vero, ciò che ha visto era davvero il messaggero di Dio, allora tutte le stanche e impolverate profezie ascoltate allo sabba in sinagoga, si stavano realizzando. Dio non si è stancato del suo popolo, Dio non l'ha abbandonato, Dio è presente. |