Omelia (18-08-2009)
Paolo Curtaz


Gesù non ce l'ha con i ricchi, non diciamo sciocchezze. Fra i suoi discepoli annovera un esattore delle tasse, si fa mantenere da alcune donne fra cui la moglie di uno dei funzionari del re, accetta l'invito di Zaccheo, capo dei pubblicani, e riposa nella ricca tomba di Giuseppe di Arimatea. Gesù non è classista, guarda al di là del portafoglio, sapendo che la ricchezza è una questione di atteggiamento e di stile, non di conto in banca. Ma è anche estremamente disincantato: sa che la ricchezza è un pericolo, un rischio per la vita di fede. Perché la ricchezza promette ciò che non riesce a mantenere: serenità, soddisfazione, pienezza. Tutte cose che solo la fede può portare... Gesù ammonisce noi discepoli: l'attaccamento ai beni e ai possedimenti, anche di piccola entità, ci possono far perdere di vista l'essenziale, distrarci, affannarci, farci perdere sonno e serenità. Interroghiamoci, in questa giornata, sullo stile con cui viviamo il nostro rapporto con i beni della terra, se siamo sufficientemente liberi per potere dedicare del tempo e dell'energia a ciò che davvero conta.