Omelia (20-08-2009) |
Paolo Curtaz |
L'incontro con Dio è un banchetto nuziale, non un funerale di prima classe. Quando entro in alcune chiese durante l'assemblea domenicale, ho l'impressione di avere sbagliato Dio... Che facce tristi ed annoiate! Certo, a volte anche il celebrante ci mette del suo per ingrigire il tutto, confondendo la serietà con la noia mortale. Eppure anche noi, come gli invitati della parabola, abbiamo cento milioni di cose da fare, molto più importanti della nostra felicità. È vero: il nostro tempo non ci aiuta certo a riflettere, a vivere con intensità e verità l'aspetto spirituale della nostra vita, ma per accorgerci di Dio dobbiamo lottare (ascesi!) per ritagliare uno spazio interiore che ci aiuti a percepire la sua presenza. Nessuno si "merita" Dio, davanti a lui siamo tutti mendicanti e nessuna buona opera potrà mai avvicinarci a colui che si dona gratuitamente. Ciò che ci è chiesto è di indossare la veste bianca dell'autenticità e della purezza spirituale, del desiderio nudo e crudo, dell'ammissione del proprio limite. Così facendo, stupiti dell'onore di banchettare con Dio, potremo davvero sperimentare ed annunciare la misura della sua tenerezza per noi. E diventare testimoni del banchetto. |