Omelia (26-08-2009)
Paolo Curtaz


Sapete qual'è la cosa che Gesù proprio non sopporta? La cosa che più lo manda fuori dai gangheri? Penserete: il peccato! E invece no: l'ipocrisia. Gesù si scaglia con forza contro l'ipocrisia, non tollera che, nella fede, ci si comporti in maniera incoerente, non sopporta che il fedele indossi una maschera, rivolgendosi a Dio. Chiede autenticità, chiede verità. Non l'asettica perfezione dei Giusti, ma la passione dei figli, anche se claudicante, anche se fragile. Dio non gradisce l'esteriorità, proprio non la sopporta. Ama i suoi figli anche se peccatori. Ne soffre, ma li ama. Di più: Gesù chiede ai suoi discepoli di non commettere l'errore del popolo di Israele, quello di riconoscere i profeti a tempo scaduto, magari dopo averli perseguitati e uccisi. E lo stesso errore, ahimé, rischiamo di commetterlo anche dentro la Chiesa. Quante volte personaggi scomodi, profeti inascoltati, vengono poi riconosciuti solo dopo la loro morte. La croce è pesante, ma quanto lo è di più se è la Chiesa stessa a metterla sulle spalle! Cerchiamo, allora, di riconoscere i profeti per tempo, evitando di doverli riconoscere dopo i loro funerali...