Omelia (28-08-2009) |
Paolo Curtaz |
Ieri abbiamo celebrato santa Monica, oggi suo figlio Agostino, uno dei grandi santi del primo millennio, un convertito passionale ed entusiasta, che tanto bene ha fatto alla Chiesa di ieri e di oggi. Lo abbiamo già incontrato, lo sposo, eppure ancora lo aspettiamo. Aspettiamo il suo ritorno nella pienezza dei tempi, ma anche ora, nella vita quotidiana, lo aspettiamo nella notte, perché la vita ci porta, talora, a fare esperienza di dolore o di fragilità o di peccato. Lo aspettiamo con una nostalgia immensa, senza demordere, senza mollare, perché lo amiamo e ci sentiamo amati infinitamente. Lo amiamo e restiamo vigilanti, alimentando la piccola fiammella della nostra fede con la speranza, pregando e meditando giorno e notte la parola, pur nella fatica degli impegni quotidiani. Lo aspettiamo in compagnia di altri, come noi, che lo hanno incontrato e che aspettano lo sposo. E la loro compagnia ci riempie di attesa e non ci sentiamo soli ad aspettare lo sposo. Sposo bizzaro e strano, che giunge nel cuore della notte. Sposo ritardatario e misterioso, che ancora tanto ha da donarci e da dirci. Finisce l'estate, e noi, come sposi, come spose, lo aspettiamo, lasciando, oggi, che sia il nostro cuore a parlare. E diciamo col grande Agostino: ci hai fatto per te, Signore, e il nostro cuore è senza riposo, finché non dimora in te. |