Omelia (29-08-2009)
Paolo Curtaz


Giovanni è l'unico santo, insieme a Maria, di cui celebriamo la nascita e la morte. Merita questa attenzione, colui che Gesù definisce il più grande fra i nati di donna.

Giovanni muore a causa della sua franchezza, della sua coerenza. Senza paura per le conseguenze del suo gesto, della sua predicazione, Giovanni sfida l'ignavia del piccolo Erode, schiavo delle proprie malsane passioni affettive, e non rinuncia alla verità più scomoda ed inquietante. Erodiade, cognata di Erode e sua concubina, non può accettare di non essere temuta e lo fa uccidere. Storia drammatica ed esemplare, quella che oggi celebriamo, storia del potere che diventa spietato, dell'amor proprio che diventa schiavo del giudizio altrui, della malvagità che può abitare il cuore di una donna ferita. Erode, Erodiade, Salome, tutti burattini della Provvidenza, convinti di essere dei grandi della storia, sono oggi ricordati solo per avere dato la morte ad un asceta consumato dalla penitenza. Convinti di avere sepolto la verità, l'hanno fatta divampare come un incendio. Preghiamo, oggi, per i tanti, troppi fratelli nella fede che ancora subiscono violenza a causa della loro fedeltà al Vangelo. L'amore che li ha spinti al martirio cerchiamo, quella passione che fece i Giovanni Battista infiammi la nostra spenta e scipita Chiesa occidentale...