Omelia (19-09-2002) |
Paolo Curtaz |
Commento Luca 7,36-50 Una splendida scena piccante, quella del Vangelo di oggi: Simone il fariseo, con coraggio, ha invitato il discusso Rabbì di Nazareth e, nel bel mezzo del pranzo, avviene l'inaudito: una prostituta entra e si mette ai piedi di Gesù. Simone, da buon fariseo, sa che Gesù sta contraendo l'impurità rituale quindi – pensa – non si lascerebbe mai toccare se davvero capisse che donna è questa. Altro che profeta! Povero Simone! Sta per ricevere la più imbarazzante delle lezioni di misericordia: Gesù gli esprime un caso, Simone giudica bene, Gesù conclude spiegando a Simone la sua logica: a chi molto ama, molto viene perdonato... Sono sempre rimasto stupito della grande libertà interiore di Gesù, del suo modo di vedere e giudicare nel profondo le persone. Ma, come educatore, ancora più sono esterefatto della capacità del Maestro di insegnare le cose senza offendere. Se Gesù avesse indovinato il pensiero di Simone dicendogli: "Che brutta linguaccia che sei, Simone!" probabilmente lo avrebbe perso, lo avrebbe costretto a rifugiarsi nell'amor proprio, svergognandolo davanti ai commensali. Macché: Gesù gli pone un caso, chiede a lui di giudicare, lo invita a capire. E Simone capisce. Capisce senza offendersi, si mette dal punto di vista del Maestro, anche Simone ora guarda il cuore e non la regola, vede l'amore e non la peccatrice. Quanto ci insegna questa pagina! Ad essere rispettosi degli altri, a condurli per mano, con delicatezza, a capire le misteriose e liberanti logiche di Dio; che il Signore insegni a noi educatori, ai genitori, agli adulti, ad avere la stessa delicatezza avuta da Gesù verso Simone il fariseo e a stupirci, giudicando bene, come Simone, della logica di Dio, che guarda al peccatore più che al peccato, che ama con rispetto, senza nulla rinfacciare, a questa pecora smarrita della casa di Israele. Tu misuri l'amore, Signore, non la gravità dell'errore, tu giudichi la passione, Signore, non la freddezza del legalismo, tu aiuti Simone a capire la tua logica di compassione e perdono. Donaci, Maestro, di essere tuoi discepoli nel saper giudicare bene, con compassione e pazienza, noi stessi e i fratelli. |