Omelia (06-09-2009)
Paolo Curtaz


Migliaia di lebbrosi circolavano sulle strade polverose della Palestina e pochi di essi furono sanati, migliaia di ciechi disperati chiedevano l'elemosina ai bordi delle strade e pochissimi riebbero la vista.
Allora? Gesù ha maturato in sé una certezza: non è vero che "basta la salute".


Gesù è sconcertante: la salute non è il bene principale, pur essendo prezioso. Abbiamo bisogno di salute, certo. Ma, molto di più, necessitiamo di felicità. Di fronte ad un malato Gesù chiede: "Cosa vuoi che ti faccia?". Assurdo, no? Vuole la guarigione! Ne siamo proprio certi? Gesù sa che solo qualcosa di più grande può rendere felice il cuore dell'uomo. Come i dieci lebbrosi guariti, di cui uno solo, straniero, torna a ringraziare, Gesù dice: "Dieci sono stati sanati, ma uno solo si è salvato". La malattia è mistero e misura del nostro limite, iattura e croce. Ma più della malattia c'è l'assenza di senso.Gesù, guarendo, sta dicendo che il Regno ormai è arrivato, che la presenza del Padre sta contagiando il cuore di ogni uomo. Qual è la tua malattia, fratello? Quale sofferenza hai nascosto in questi anni, per non ferire il tuo sposo o il tuo figlio? Quale cruccio dell'infanzia, quale tragedia nella tua famiglia hanno spento il tuo sorriso? Quale paura tieni nascosta nella cantina del tuo castello interiore? Quale debolezza psicologica frena lo slancio del passo? Quale malattia interiore ti consuma? Gesù ti guarisce. Gesù ti salva. Gesù ti ama.