Omelia (20-09-2009)
Paolo Curtaz


Gesù, oggi, si confida con i suoi, parla delle sue preoccupazioni: la folla, dopo i primi entusiasmi, si è raffreddata: Gesù è un bidone, un bluff. Le cose hanno preso una piega inattesa, devastante, Gesù, turbato, è disposto ad andare fino in fondo al suo disegno d'amore.

Gesù parla della sua morte e i dodici stanno distribuendosi i posti, litigano sui privilegi, misurano le priorità. Gesù cerca conforto e riceve meschinità, attende un consiglio e annega nell'indifferenza. E Gesù, l'immenso Gesù, il Rabbi Gesù, questo Dio paziente e misericordioso, ancora una volta si mette da parte, non pensa al suo dolore, insegna: "tra voi non sia così..." Che emozione, amici. Che tristezza. Tristezza, sì, perché gli apostoli ci assomigliano, siamo loro simili anche in questa piccineria insostenibile. Gesù si mette da parte. Non è l'esatto contrario di ciò che immaginiamo di Dio? Un Dio autosufficiente e certo, un Dio bastante a se stesso, un Dio che mette la sua eternità al centro, un Dio sommo egoista bastante a se stesso? Dio è bisognoso di ascolto, Dio sa mettersi da parte perché Dio è l'amore assoluto, l'amore finalmente realizzato. Gesù condivide in tutto la fatica e la fragilità degli uomini ma non lascia che la paura soffochi l'amore. Vedo Gesù mettersi da parte e penso alle tante volte che ho visto uno sposo farsi da parte, una madre passar sopra alla sua stanchezza per ancora donare e amare, un prete che vede anno dopo anno il proprio entusiasmo soffocare sotto il peso di una sterile quotidianità. Come Gesù.