Omelia (28-09-2009)
Paolo Curtaz


Continua, nella logica del vangelo di ieri, la riflessione del Signore sulla ricchezza della diversità all'interno della comunità cristiana. Se è vero, purtroppo, che anche nelle nostre comunità assistiamo a logiche di appartenenza che invece di unire, dividono, esiste un ulteriore pericolo: quello di estremizzare l'appartenenza al Vangelo. Gesù non si scompone davanti al fatto che qualcuno guarisce nel suo nome e invita i suoi discepoli a fare altrettanto. È vero: la Chiesa non ha l'esclusiva dello Spirito e non siamo noi a obbligare il Signore a fare come vorremmo. Assistiamo continuamente a gesti di vangelo al di fuori dagli stretti confini della Chiesa e i discepoli non possono che gioire di tanta abbondanza. La Chiesa, che appartiene al Signore e che conserva fedelmente il Vangelo, gioisce nel vedere come i semi del Verbo sono sparsi e fruttificano anche in situazioni diverse dalla Chiesa stessa. Così, oggi, siamo invitati ad avere un cuore libero come quello dei bambini, per vedere, intorno a noi, i tanti segni della presenza di Dio nelle persone che, intorno a noi, pur non dicendosi credenti, sanno rendere gloria al Signore nella giustizia e nella verità.