Omelia (01-10-2009)
Paolo Curtaz


Prega con noi, oggi, la piccola Teresa di Lisieux, entrata giovanissima in Carmelo e morta dopo pochi anni, fautrice di una spiritualità semplice, armoniosa, che grande influsso avrà nei credenti dell'Ottocento.

Teresa non è mai uscita dalle mura del suo monastero, eppure, a sorpresa, è stata scelta come patrona delle missioni. La ragione deriva dal suo desiderio di essere, nel corpo mistico della Chiesa, il cuore pulsante d'amore. Lei stessa ne scrive, nei suoi diari: senza il cuore, cioè l'amore, la Chiesa non sarebbe nulla: i missionari sarebbero dei funzionari e i martiri degli squilibrati e l'opera di evangelizzazione, un'impresa commerciale come tante. Così, dal suo piccolo rifugio nel nord della Francia, coltivando le rose, Teresa ha avuto l'intuizione di indicare a tutti l'origine di ogni missionarietà: un cuore divorato dall'amore per Cristo e per i fratelli. Gesù, inviando i discepoli ad annunciare il vangelo, non sta pianificando una campagna pubblicitaria, ma sta indicando lo stile con cui dire il vero volto di Dio. È un forte richiamo, all'inizio del mese di ottobre, mese missionario, ad interrogarci sul nostro modo di testimoniare la fede cristiana là dove viviamo. Va bene l'organizzazione, vanno bene le iniziative, va bene tutto, ma prima di ogni altra cosa ci vuole il cuore! Solo una candela accesa fa luce! (E non importa che sia un cero gigantesco, basta anche un lumino...)