Omelia (02-11-2009) |
Paolo Curtaz |
Solo nella luce della festa dei santi possiamo vivere con serenità la memoria dei defunti. La morte, unica certezza della nostra vita, ci pone davanti al grande dilemma di senso delle cosec he facciamo. Cristo ha una buona notizia anche sulla morte... Non esiste la morte, esistono le persone che abbiamo conosciute e amate e che sono morte. E quanto più le abbiamo amate, tanto più è dolorosa e straziante è la loro assenza. Sappiamo che siamo fragili, che siamo creature, e che la malattia e la morte sono inevitabili. Eppure, e questo è segno della grande dignità dell'uomo, non comprendiamo, ci ribelliamo a questo destino, ne chiediamo conto a Dio. E Dio, in Gesù, ci apre ad una prospettiva nuova e diversa: la morte non è la fine di tutto, è il proseguimento di una vita nello Spirito iniziata nel giorno del nostro concepimento, una vita che è cresciuta con noi durante gli anni e che continua nella ricerca di Dio al di là della morte. La nostra anima è immortale e, con la morte, raggiunge Dio. Può essere pronta ad accoglierlo, ed è la pienezza, oppure può ancora avere bisogno di crescere, e Dio ci concede un tempo, oppure non vuole avere a che fare con Dio e lui, con dolore, accetta questa nostra scelta. Le nostre preghiere per i defunti fanno sentire loro il nostro amore e la nostra vicinanza, se ancora devono maturare nell'amore. Quando Cristo tornerà, così crediamo, la nostra anima tornerà a riprendersi il corpo, che conserviamo nei cimiteri, che in Greco significa "dormitori". |