Omelia (03-11-2009)
Paolo Curtaz


"Beato chi mangerà il pane nel Regno di Dio!" esclama uno dei commensali, come se fosse una cosa difficile, irraggiungibile, riservata ai pochi. Accedere a Dio, pensano in molti, è difficile, ostico, riservato a pochi eletti. Gesù, invece, svela una realtà diversa, entusiasmante ed inquietante: Dio desidera che tutti ne facciano parte, che tutti, pronti o meno, capaci o meno, degni o meno, partecipino alla grande festa. Il problema non è Dio, ma noi. Accampiamo mille scuse, troviamo mille impegni prima di dedicarci all'essenziale. Le cose di fede? Certo! Quando sarò in pensione me ne occuperò! E, così, ci perdiamo la vita con Dio, perdiamo la felicità di credere. È vero: è difficile, oggi, trovare del tempo, avere la testa per pregare, crearsi delle occasioni per tacere e meditare, ma quanto ci è necessario! La preghiera quotidiana può diventare, ad esempio, uno strumento per fare memoria di sè e di Dio. Se l'invito è aperto a tutti, lo accolgono solo, però, coloro che hanno il coraggio di investire, di lottare, in questa lotta, l'ascesi, che ci impedisce di essere travolti dalla quotidianità, che ci apre uno spiraglio per accorgerci che siamo già a tavola con Dio...