Omelia (04-11-2009)
Paolo Curtaz


Gesù provoca, osa, scompagina: pretende di essere più grande della più grande emozione che possiamo sperimentare, della più grande gioia umana, quella dell'innamoramento, quella della paternità, quella dell'affetto parentale. Chiedere di odiare significa, nel linguaggio semitico, amare di più qualcos'altro, Dio e il Regno, in questo caso. Gesù ci sfida: lui è di più, lui può colmare il cuore là dove immaginiamo che una gioia, legittima e giusta, lo possa invece riempire. E sfida: fate bene i vostri calcoli, come chi deve mettersi a costruire una casa, o fare guerra al vicino. E tu, amico lettore, hai fatto bene i tuoi conti? Hai investito le tue energie, il tuo tempo, la tua intelligenza dalla parte giusta? Non abbiamo paura di investire in Dio, l'unico bene che non subisce gli scossoni delle borse! Tutto il tempo che dedichiamo all'interiorità, alla meditazione, alla crescita spirituale, diventa un tempo che porta frutti, che allarga gli orizzonti, che restituisce pace. Gesù ci chiede di vivere le legittime gioie di tutti i giorni (Dio ci chiederà conto di tutte le gioie che non avremo vissute!) consapevoli che da lui provengono e a lui rimandano. Ci sono delle grandi gioie da vivere, ma Gesù è di più.