Omelia (13-11-2009)
Paolo Curtaz


Gesù parla con un linguaggio apocalittico, che ci è poco congeniale, un linguaggio fatto di immagini per descrivere la pienezza dei tempi, il suo ritorno al compimento della storia. Restiamo turbati, imbarazzati, scossi dalla violenza di tali immagini. Il messaggio è chiaro: costruite la barca, anche se gli altri vi prendono per il naso. Così è avvenuto al tempo di Noé: gente brava, molto indaffarata, si è scordata di costruire una barca su cui rifugiarsi in caso di diluvio... Ascoltare la Parola, frequentare una comunità, ricevere con fede dei sacramenti, sono tutti degli strumenti che ci permettono di restare desti, nonostante la grande fatica di una quotidianità il più delle volte stressata e delirante. Non pensiamo, però, solo alla venuta finale del Signore, dopo quella iniziale della storia. Esiste una terza venuta, quella più importante, che è la venuta nel cuore di ogni uomo che cerca Dio. Anche qui: possiamo essere talmente indaffarati in cose sane (talora perfino sante!), da non accorgerci della discretissima presenza del Maestro Gesù che sta alla porta e busso. Come scriveva Agostino: "temo il Signore che passa"... Vegliamo.