Omelia (14-11-2009)
Paolo Curtaz


Il modo per accorgerci della venuta del Signore nella nostra vita è quello della preghiera quotidiana, pacata, interiore, meditata, se possibile che parta dalla Parola e alla Parola conduca. La preghiera ci è indispensabile per nutrire il nostro cuore, per lasciare che la vita sia illuminata dalla presenza del Signore. Si prega per ringraziare, per capire, per trovare forza, per discernere. E anche per chiedere. Anzi: nel linguaggio comune "pregare" significa proprio "chiedere" ed è bene che sia così. Quando vediamo che non siamo in grado di superare una tentazione, o di affrontare una malattia, quando veniamo a conoscenza di situazioni di sofferenza ingiuste e tragiche, ci viene spontaneo metterci a pregare, chiedere a Dio di intervenire. E Gesù non disprezza questa preghiera, che lui stesso usa, ma ci raccomanda: fatelo nel modo giusto. Preghiamo e chiediamo per i fratelli, soprattutto, chiediamo con fede e insistenza, rivolgendoci ad un Padre, non a un politico sconoscito da cui avere una raccomandazione! La parabola del giudice ingiusto ci mette sulla strada giusta: insistiamo nella preghiera, non scoarggiamoci: Dio rende giustizia ai suoi figli!