Omelia (17-11-2009)
Paolo Curtaz


Zaccheo è piccolo di statura. E di cuore. Ricco, molto ricco, e potente, temuto e odiato, non può far nulla davanti alla sottile vendetta dei suoi concittadini che gli impediscono di vedere, non lasciandolo passare sul ciglio della strada. È curioso, Zaccheo, sale su di un albero per vedere senza essere visto. E lì, Gesù lo stana. Proprio lui vede, proprio a lui rivolge la parola. "Scendi, Zaccheo, vengo da te". Gesù non pone condizioni, non ha la puzza sotto il naso, sembra conoscerlo, ma non gli importa se è un peccatore incallito, se tutti lo evitano. Gesù vuole fermarsi a casa nostra, oggi. Se siamo curiosi, come Zaccheo, se abbiamo il coraggio di salire in alto per vedere Gesù, possiamo incrociare il suo sguardo. E Zaccheo scende, anzi, si precipita come un frutto maturo. Scende perché scopre di essere amato e rispettato, senza condizioni. La sua conversione è immediata, devastante, cambia vita sul momento: restituirà quanto rubato, darà tutto ai poveri. Davvero la salvezza è entrata nella sua casa! Gesù precede sempre la nostra conversione, la suscita. Se avesse posto come condizione a Zaccheo, per venire da lui, di restituire quanto rubato, Zaccheo non sarebbe mai sceso. E invece.