Omelia (20-11-2009)
Paolo Curtaz


Gesù caccia i mercanti dal tempio, non vuole che la casa di preghiera si trasformi in mercato. Quante volte, anche noi, pensiamo che la preghiera sia un baratto, diamo del tempo a Dio ed egli, gentilmente, veda di esaudire le nostre richieste! Troppi, anche fra i cristiani, hanno la malsana idea che si possa contrattare con Dio, come si fa con un politico famoso, come quando si chiede una spintarella o una raccomandazione. Gesù non sopporta l'idea che il volto del Padre diventi il corrucciato volto di un despota e ribalta i banchi dei venditori, urla e caccia fuori tutti. Così, Gesù segna la sua fine. Malvisto dalla classe sacerdotale per le sue intransigenze e le sue libere interpretazioni della Legge di Dio, la sua azione nel cuore del tempio è inaccettabile: si cerca, ora, l'occasione concreta per toglierlo di mezzo. Ma è difficile, perché la gente pende dalle sue parole. Bisognerà muoversi con cautela, fuori dai luoghi affollati, meglio se di notte. Anche noi, oggi, pendiamo dalle parole del Maestro, e non vogliamo contrattare con Dio o vederlo come un despota da corrompere, il Padre sa di cosa abbiamo bisogno e il Figlio darà la sua vita per noi...