Omelia (21-11-2009)
Paolo Curtaz


Il Dio di Gesù è Dio dei vivi, non dei morti, il Dio che ama la vita e suscita la vita in chi lo ama e lo segue. I sadducei, aristocratici e conservatori guardavano con sospetto a tutto ciò che non derivasse direttamente dalla Legge di Mosé, perciò erano aspramente contrari alla fede nella resurrezione dai morti portata avanti dai farisei, i veri innovatori devoti del tempo. Fino a loro, il pio israelita era convinto che, dopo la morte, il corpo scendesse nello Sheol, una specie di condizione subumana dai tratti deprimenti. La teologia biblica comincerà a parlare della sopravvivenza dell'anima solo a partire dal ritorno dall'esilio. Lo strano caso che viene posto a Gesù, perciò, mette insieme l'obbligo del levirato, cioè la consuetudine di dare un discendente al fratello morto facendo avere un figlio alla vedova che, però, avrebbe conservato il nome e la memoria del padre defunto, con la fede nella resurrezione. Gesà dribbla la domanda citando la Scrittura, proprio in quella parte considerata dai sadducei intoccabile e professa la sua personale fede nella resurrezione. Anche noi: smettiamola di arrampicarci sui vetri di una teologia astrusa e autoreferenziale e professiamo il Dio della vita!